Il Pirata e il Cowboy
Leo Turrini
C’erano una volta un Pirata e un Cowboy. Troppo breve fu il loro duello sulle strade del Tour de France e dell’Olimpiade, nell’estate del 2000. Troppo breve e zeppo di bugie: avessimo conosciuto allora l’intera verità sul conto di Lance Armstrong, il Cowboy, forse il giudizio popolare su Marco Pantani, il Pirata, sarebbe stato molto diverso. Il racconto di una rivalità che avrebbe potuto cambiare la storia del ciclismo moderno meritava la penna di un vero scrittore di sport come Leo Turrini. A quel tempo si trattò, per il campione romagnolo, di una manipolazione della realtà che innescò uno spaventoso cortocircuito mediatico. Oggi, per lui, è tardi riconoscerlo. E questo libro non è un risarcimento, ma un doveroso chiarimento. Il Pirata e il Cowboy erano due facce della stessa medaglia, la medaglia di un ciclismo nel quale pretendere di distinguere “buoni” e “cattivi” fu soltanto un penoso esercizio di ipocrisia. Abbandonarli all’oblio, fingendo di dimenticarli, farebbe torto non soltanto alle loro biografie. Ma a noi stessi.
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